Anche i comuni della Rete delle Città del Dialogo sono stati colpiti duramente dalla pandemia di Covid-19, ma sono riusciti ad affrontarla efficacemente grazie ad una risposta interculturale.
Nel comune di Torino, in particolare, l’ASL e il progetto Rete Torino Plurale del Comune hanno interpellato le associazioni di migranti per coordinare una risposta condivisa alla crisi sanitaria.
Pandemia e cultura
Per affrontare una situazione emergenziale, come quella vissuta lo scorso anno, è fondamentale tenere conto delle differenze culturali. Ogni cultura, infatti, assegna significati diversi a fenomeni quali la malattia, il contagio e il virus. Salute e malattia sono dimensioni culturali fondamentali che possono variare anche profondamente in contesti diversi. La comprensione di questi fenomeni è perciò fondamentale per strutturare risposte culturalmente adeguate.
Molto spesso la prevenzione dei rischi legati alle malattie infettive è stata criticata a causa del suo etnocentrismo e per l’accettazione della superiorità della cultura scientifica occidentale. Questo, in contesti culturali differenti, può provocare un rifiuto da parte delle persone pregiudicando l’adesione ai comportamenti preventivi.
Durante la pandemia di Covid-19, queste differenze culturali hanno portato ad una difficoltà comunicativa, e sono sorti diversi problemi nella gestione della malattia fra le comunità di stranieri. In particolare, il dover rimanere in isolamento a casa è stato uno dei punti critici di più difficile comprensione da parte dei migranti. Questo a causa della loro situazione lavorativa, molto spesso precaria e non regolamentata, che non permette di accedere ai sussidi statali. Inoltre la difficile situazione abitativa, case piccole che non permettono il necessario distanziamento sociale, ha acuito la già difficile situazione.
Anche l’isolamento in assenza di sintomi ha creato diversi problemi. Diverse culture, come già affermato in precedenza, danno diverse interpretazioni dei concetti di salute e malattia perciò per molte persone l’isolamento di una persona “sana” ma portatrice dell’infezione risulta di difficile comprensione.
Partendo da questi presupposti il Comune di Torino e diverse associazioni di stranieri hanno deciso di collaborare. Questo ha permesso uno scambio reciproco di idee per l’abbattimento di barriere culturali e la progettazione di una risposta interculturale efficace alla pandemia.

La comunità bengalese
Un primo esempio di collaborazione efficace ci arriva dalla comunità bengalese. A luglio 2020, durante le attività di tracciamento, è emerso come il contagio avvenisse soprattutto a livello famigliare. Il dialogo con queste persone era reso complicato sia dalla lingua che dalle diverse convinzioni culturali, soprattutto quella legata al concetto di positivo asintomatico quindi contagioso ma non malato.
Grazie al Comune di Torino e al progetto Rete Torino Plurale si è riusciti a collaborare con il carismatico capo della comunità bengalese: Ismail. Tramite questa collaborazione è emerso come l’economia della comunità sia soprattutto basata su piccoli negozi a gestione famigliare, ciò rende difficile l’isolamento delle persone positive. Durante l’emergenza la comunità bengalese ha fornito sia supporto materiale che psicologico alle famiglie più colpite. La collaborazione ha permesso una maggiore efficacia dell’attività di tracciamento: grazie al supporto della comunità è stato più facile individuare i positivi limitando così i contagi.
La comunità peruviana
Un secondo esempio di collaborazione efficace arriva dalla comunità peruviana. Durante l’estate è stato notato come gli appartenenti a questa comunità fossero soliti radunarsi nei parchi, soprattutto nei giorni festivi, creando assembramenti. Grazie a una collaborazione con il Consolato Peruviano e le associazioni di migranti è stato possibile organizzare un’azione di informazione sulla pericolosità di queste pratiche.
La campagna di comunicazione “Rispettiamo la nostra città” ha utilizzato linguaggi specifici e appropriati, aiutando la comunità a comprendere il rischio derivante dal riunirsi in gruppi numerosi e riducendo significativamente queste pratiche.
Torino Interculturale
Come si è visto, una proficua collaborazione fra le istituzioni e le associazioni di migranti ha permesso di strutturare una risposta interculturale per contrastare in maniera efficace la pandemia. Il dialogo ha permesso di superare pregiudizi e barriere culturali che rischiavano di mettere in pericolo la salute di tutti.
Il Comune di Torino ha visto la pandemia come un’opportunità per produrre informazione e per tutelare la salute collettiva. Le azioni di questi mesi hanno valorizzato lo scambio culturale e la collaborazione di persone provenienti da contesti diversi, in nome del bene comune.
Speriamo che altre città possano in futuro seguire l’esempio di Torino. Un dialogo proficuo fra culture diverse crea una società più unita e coesa di cui tutti possiamo beneficiare!
Il progetto Rete Torino Plurale è promosso dal Comune di Torino. Per maggiori informazioni sulle iniziative trattate in questo articolo consultare questo link.