Il webinar “Imprenditoria immigrata: quali risorse e competenze per creare valore?”, è stato un utile momento di riflessione e confronto sul tema della libera iniziativa economica straniera. L’incontro, promosso dalle ricercatrici Elia Martinelli, Giulia Tagliazucchi ed Eleonora Costantini dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, nasce per presentare i risultati di una loro ricerca sulle risorse e competenze di cui dispongono gli imprenditori stranieri, in particolare nel settore del commercio al dettaglio nella città di Modena.
Grazie ad interventi di taglio economico, giuridico, sociologico e manageriale è stato possibile analizzare e comprendere in maniera approfondita il tema, complesso e sfaccettato, dell’imprenditoria immigrata.
Il webinar
Il webinar si è aperto con l’intervento di Maria Paola Nanni, ricercatrice del Centro Studi e Ricerche IDOS, che ha descritto le dimensioni del fenomeno dell’imprenditoria straniera in Italia. Al 2019 le aziende straniere ammontano a 616mila unità, con un incremento del 35,7% dal 2011 al 2019, e producono il 2,4% del valore aggiunto totale.
Questo fenomeno non è quindi residuale o marginale, ma ben inserito all’interno del tessuto economico nazionale. Si evidenziano però alcune criticità: in particolare la frammentarietà (76,8% di imprese individuali) e una mancanza di supporto atto a valorizzare un bacino di potenziale creazione di valore (8,1% delle aziende high growth è gestito da immigrati).
La libera iniziativa straniera ha quindi bisogno di politiche chiare e precise capaci di promuoverla e sostenerla. Più nello specifico è necessario: rendere più accessibili i percorsi di formazione, promuovere la semplificazione burocratica e facilitare l’accesso al credito e a iniziative di sostegno finanziario.
Il piano normativo che regola il fenomeno è stato analizzato dal Prof. Simone Scagliarini, docente del Dipartimento di Economia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. La legislazione nazionale non pone limitazioni particolari all’imprenditoria immigrata, situazione invece ben diversa a livello regionale o locale. Non è raro, infatti, che singole città introducano regolamenti comunali volti a limitare l’iniziativa economica straniera. Un esempio sono i Regolamenti “anti kebab”, adottati da molte città per rendere più difficoltoso agli imprenditori stranieri l’apertura di un’attività nel centro cittadino.
Una dimensione europea al tema in esame è stata aggiunta da Giacomo Solano, Head of Research presso Migration Policy Group . Secondo uno studio europeo, focalizzato sull’individuare le aree o attività dove gli imprenditori necessitano di supporto, è emerso come agli imprenditori serva formazione ma anche consulenza, mentoring e supporto legale e amministrativo.
I risultati della ricerca
A conclusione del webinar le autrici dello studio hanno presentato i risultati ottenuti. Innanzitutto hanno sottolineato come la vera dimensione del fenomeno dell’imprenditoria immigrata è emersa solo grazie alla verifica sul campo. Questo poiché le fonti statistiche, utilizzate come base per lo studio, tendono a misinterpretare il fenomeno. Gli enti preposti alla creazione di queste statistiche potrebbero trarre giovamento da questo studio e modificare di conseguenza le proprie tempistiche e metodologie per ottenere dati più precisi e affidabili.
In secondo luogo è emerso come alcuni beni e servizi, nati per rispondere ai bisogni di specifiche comunità di stranieri, si trasformano in attività capaci di creare valore anche per la comunità italiana o altre comunità migranti. L’interazione fra le abilità del singolo e le possibilità offerte dal contesto diventano quindi fondamentali. Un imprenditore deve essere dotato di capacità relazionali e organizzative, che prescindono dalla centralità delle risorse finanziarie, per la creazione di valore per l’impresa.
Un terzo elemento evidenziato dallo studio è la mancanza di un supporto dal punto di vista giuridico, amministrativo, strategico e formativo per gli imprenditori. È la comunità locale in questo caso ad essere in difetto e a causare la perdita di possibilità di inclusione e di mercato.
Imprenditoria immigrata e intercultura
I risultati emersi da questo studio segnano un legame diretto fra imprenditoria immigrata e intercultura. La creazione di valore anche per comunità diverse da quella di riferimento evidenzia il cosiddetto vantaggio della diversità, di cui la Rete delle Città del Dialogo si fa portavoce. Una società in cui convivono diverse culture è una società più ricca, sia dal punto di vista culturale che economico, e l’esperienza dell’imprenditoria immigrata conferma questo assunto.
Il webinar è stato organizzato dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia attraverso il Bando Public Engagement 2020. Ha ricevuto il patrocinio del Comune di Modena e della Rete delle Città del Dialogo.
I contributi del convegno, in versione ampliata, saranno raccolti in un volume di prossima pubblicazione.